corrado ha scritto: ↑gio 21 giu 2007, 8:58
ildiama ha scritto:
Per quanto riguarda l'iscrizione all'albo, un laureato in informatica (quella vera) ha la possibilità di fare l'esame di stato, poichè informatica è fra le specialità previste. E alla fine avere il titolo di ingegnere in informatica senza la laurea in ingegneria.
L'iscrizione ad un albo professionale ti "abilita" all'esercizio di una professione, non ti da un titolo accademico (che solo la laurea universitaria ti da).
Quindi essere abilitato a svolgere la professione di ingegnere non significa avere il titolo di ingegnere.
Saluti
corrado
Sbagliato.
Titoli di studio di livello universitario sono la
laurea o
diploma di laurea (regio decreto 1592/1933, legge 341/1990, decreto MURST 509/1999 e decreto MIUR 270/2004), il
diploma universitario (legge 341/1990), il
diploma di scuola diretta a fini speciali (DPR 162/1982), la
laurea specialistica (combinato disposto tra l'art. 17, c. 95, della legge 127/1997 e i decreti MURST 509/1999 e MIUR 270/2004), i
master universitari di primo e secondo livello (DD.MM. 509/1999 e 270/2004), i
diplomi di specializzazione (varie fonti), il
dottorato di ricerca (legge 28/1980, DPR 382/1980, DD.MM. 509/1999 e 270/2004, decreto MIUR 45/2013),
Qualifiche accademiche sono
dottore,
dottore magistrale e
dottore di ricerca, che spettano rispettivamente a chi ha conseguito la laurea del nuovo ordinamento e i titoli ad essa equiparati (in ultimo, con decreto interministeriale 9 luglio 2009), a chi ha conseguito la laurea specialistica, la laurea magistrale o il diploma di laurea del previgente ordinamento e infine a chi ha conseguito il dottorato di ricerca (cfr. RD 1269/1938, legge 262/1958, DD.MM. 509/1999 e 270/2004).
Quando ci si laurea in Ingegneria si consegue la laurea in Ingegneria e si viene pertanto proclamati dottori in Ingegneria. Cioè si diventa titolari della laurea in Ingegneria, che dà diritto a fregiarsi della qualifica accademica di dottore in Ingegneria (abbreviabile in «dott. ing.», ma io lo sconsiglio in quanto potrebbe facilmente essere confuso con «ing. dott.» e cioè «ingegnere dottor Pinco Pallino»: e in questo caso, senza essere iscritti all'albo, si rischierebbe di incorrere nell'illecito di cui all'art. 498 cod. pen. o addirittura nel delitto di cui al 348).
Quello di
ingegnere invece è un
titolo professionale regolato da un complesso di norme — la più significativa delle quali, prima del DPR 328/2001, risaliva al Fascismo — tra cui
qui si possono trovare quelle principali.
Tale titolo *non* si acquisisce con il titolo di studio universitario, ma si ottiene mediante il superamento dell'esame di Stato per l'abilitazione alla professione di ingegnere. Superato l'esame, si viene dichiarati abilitati e ci si può iscrivere all'albo. A differenza di come avviene in altre professioni (ad esempio per quella di avvocato, in cui la spendita del titolo è consentita anche se non si esercita più la professione, a condizione che si sia stati iscritti all'albo almeno per un giorno, ancorché sul piano deontologico sia ritenuta corretta solo nell’ipotesi in cui non sussista confusione sullo
stato giuridico di chi se ne avvale, cioè purché non sia idonea a ingenerare nel destinatario della comunicazione l’erronea convinzione in merito all'attività esercitata), la spendita del titolo è riservata a chi esercita la professione, pertanto non è possibile presentarsi come ingegneri, ancorché abilitati, se non si è iscritti all'albo.
Tutto quanto sopra vale a dire che
un laureato in Scienze e tecnologie informatiche e un laureato magistrale in Informatica o in Sicurezza informatica che siano iscritti all'albo degli ingegneri sono ingegneri (nel primo caso
iuniores) a tutti gli effetti di legge, mentre un laureato in Ingegneria e un laureato in Ingegneria informatica che non siano iscritti all'albo
NON sono ingegneri e se si presentano come tali la stanno violando, la legge (possono pesentarsi come dottori).
Faccio presente, infine, che, contrariamente a quanto letto nella discussione, non è al Politecnico di Milano che hanno varato la riforma universitaria; non sarebbe stato tecnicamente possibile in quanto il Politecnico di Milano non è titolare né di potere legislativo né esercita un potere esecutivo di portata generale (cioè con la possibilità di emanare regolamenti amministrativi validi
erga omnes).
Auguro un felice 2021 a tutti.
Considerando la vetustà della discussione, tralascio tutte le altre inesattezze, per usare un eufemismo, in cui mi sono imbattuto.