BEH QUESTO NON LO SAPEVO

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Trotto@81
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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da Trotto@81 »

Se non è dipendente, da chi dipende? Per cortesia dimmelo così lo comunico subito a Claudio Messora.

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brg
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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da brg »

Trotto@81 ha scritto:Se non è dipendente, da chi dipende? Per cortesia dimmelo così lo comunico subito a Claudio Messora.
Aver fatto il capo dell'ufficio alla comunicazione di un partito politico non mi pare che sia compatibile con il termine "indipendente" applicato al giornalismo.
albatrosla ha scritto:Non conosco Byoblu, perciò non posso giudicarne contenuti, "strategia" e fini reali. Certo è un bel problema regolare qualcosa che è nato e si è evoluto pressoché privo di regolamentazioni robuste. Mi chiedo se ha senso parlare di "abuso della libertà" o se questo non sia esso stesso un ossimoro nel caso in cui "libertà" si confonda con "assenza di regole". Se non ci sono regole allora è impossibile configurare un comportamento come abuso, a meno di basare tutto sul buonsenso e l'etica. Il problema è che questi ultimi, in quanto summa di cultura ed educazione, sono piuttosto labili e confusi, soprattutto in un contesto socialmente eterogeneo come quello della rete. Dunque le regole, a mio avviso, servono; certo è difficilissimo capire quanto debbano essere stringenti e quali siano le implicazioni a lungo termine di una regolamentazione che in effetti - per chi conosce internet e l'ha visto nascere - sembra grottesca.
Sono d'accordo, anche se difendo l'espressione "abuso di libertà".

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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da Trotto@81 »

Non lo è più il responsabile alla comunicazione e per indipendente si intende non finanziato da grandi gruppi industriali, come avviene per il 99,9% dei media tradizionali e che per essi scrivono cialtronate senza limiti.

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Blallo
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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da Blallo »

brg ha scritto:La mia opinione è che Byoblu sia una fonte né ottima, né indipendente. L'articolo segnalato mi pare abbastanza emblematico riguardo ai problemi che ho sollevato: non tenta di approfondire minimamente la notizia, ma la condisce di allarmismo e di invettiva.
Offtopic: Aggiungo anche che il Messora succitato non è nemmeno un giornalista.

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brg
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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da brg »

Per ritornare sul tema iniziale, segnalo un articolo abbastanza equilibrato apparso su The Register: https://www.theregister.co.uk/2018/06/2 ... cle_11_13/.

Per quelle che sono le preoccupazioni sui diritti umani, c'è la letterina dell'OHCHR, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani: https://www.ohchr.org/Documents/Issues/ ... 1-2018.pdf.

Per quel che riguarda la soddisfazione degli editori riguardo al testo della direttiva, c'è un'articolo apparso sul sito dell'AGI: https://www.agi.it/innovazione/ue_di_ma ... 018-06-27/.

Vedo ora un altro articolo apparso proprio oggi sul sito dell'AGI che cerca di riassumere tutte le questioni, ma che non ho ancora letto: https://www.agi.it/economia/riforma_ue_ ... 018-07-02/.

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Trotto@81
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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da Trotto@81 »

Blallo ha scritto:Offtopic: Aggiungo anche che il Messora succitato non è nemmeno un giornalista.
Il che equivale ad una nota di merito.

rik70
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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da rik70 »

Allora, proviamo a fare un attimo di chiarezza.

Bisogna innanzitutto partire da una promessa: il diritto d’autore esiste nella misura in cui l’autore dell’opera - perdonate il bisticcio - ne rivendica la paternità. Prima di tale momento, la questione non si pone e capiremo subito il perché.

I punti fondamentali della questione, come è stato già detto, sono 2.

Il primo riguarda chi pubblica contenuti audiovisivi caricati dai propri utenti. Chiaramente questi soggetti non possono controllarli preventivamente, ma non possono nemmeno lavarsene le mani.

Pertanto si stabilisce che:
- i fornitori di tali contenuti devono predisporre gli strumenti necessari affinché l’autore dell’opera possa rivendicarne la paternità e i diritti di utilizzo;
- che l’autore dell’opera a sua volta si attivi – vedi la premessa iniziale – e fornisca ai provider gli elementi necessari a identificare i propri diritti sul contenuto;
- che chi ha caricato il contenuto possa opporsi al reclamo del titolare dell’opera presentando un ricorso.

Ora…. voi ci vedete qualcosa di osceno, liberticida o algoritmi che decidono cosa deve essere pubblicato o no preventivamente?
È esattamente quello che sta facendo google! Provate a chiedere a qualche youtuber di vostra conoscenza o sperimentate voi stessi, magari caricando qualche spezzone di trasmissione televisiva: appena toccate un numero rilevante di visualizzazioni vi arriva la contestazione del copyright e, o vi bloccano il video (l'algoritmo fa un check dell'audio), oppure attribuiscono la monetizzazione al titolare. Ma non è google a decidere, bensì l’autore della rivendicazione contro la quale potete presentare una contestazione dimostrando di avere voi i diritti sul contenuto.

Il secondo punto riguarda la pubblicazione di contenuti giornalistici.
Qui si stabilisce un principio: i siti web di informazione sono equiparati agli editori di giornali.
Aiuto! Attentato alla libertà della rete e dell'informazione indipendente!
Ca**o no, è l’esatto contrario!
Si stabilisce che anche un blogger può rivendicare la paternità delle proprie pubblicazioni al pari di una testata giornalistica on-line!
Cioè, è una previsione che attribuisce e/o estende diritti, non che li comprime.

Altra questione correlata a quest’ultima: i collegamenti ipertestuali.
Non sono considerati pubblicazioni di contenuti e quindi non formano oggetto di tutela del diritto d’autore. Punto.
"Eh, ma se la didascalia del link cita parte dell’articolo…." ...si possono citare parti di articolo a scopo di rassegna! E tra vedere e non vedere, magari la didascalia la scrivi tu con parole tue, o no?

Altri punti controversi, forse più importanti, sono stati individuati da Wikipedia, ma riguardano più che altro omissioni e mancate previsioni, come ad esempio la questione del pubblico dominio.

Devo continuare? Spero di no, perché non ne ho più voglia :D

Concludo: a mio avviso i rischi per la libertà in rete al momento sono altri, non questa direttiva su cui qualcuno ha voluto creare un"frame" per scopi che non comprendo - o forse sì, ma che non dico.

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Trotto@81
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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da Trotto@81 »

Chi farà controinformazione alle fesserie di Bruxelles non verrà più ritenuto idoneo e quindi impossibilitato ad esprimersi liberamente in rete.
Nessuna limitazione dei diritti nei regimi totalitari viene venduta come tale, ma come progresso.

rik70
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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da rik70 »

Trotto@81 ha scritto:Chi farà controinformazione [...] non verrà più ritenuto idoneo e quindi impossibilitato ad esprimersi liberamente in rete.
Nessuna limitazione dei diritti nei regimi totalitari viene venduta come tale, ma come progresso.
Chi farà controinformazione in rete avrà gli stessi diritti, sotto il profilo del diritto d'autore, di chi fa informazione mainstream.
Questo è ciò di cui stiamo parlando, ma se la butti in quei termini questa discussione è già un morto che cammina.

Quello che voglio dire: hanno sparato sul bersaglio sbagliato, cioè hanno fatto pura propaganda. Che va anche bene, ma occorre dirlo.

Per tornare al concreto, i rischi a mio avviso vengono da altro, come le norme anti fake-news - lì si che c'è un controllo diretto su cosa viene pubblicato in rete - e lo strapotere dei grossi player su cosa rendere più visibile.

Un caso di scuola è quello del famoso social che girava i dati ai terzi - che prima andava bene, poi "chissà per quale motivo" non più. C'è un video in rete sull'interrogazione di un parlamentare europeo che chiedeva al "capoccia" come mai il suo profilo aveva avuto, dopo "lo scandalo", un calo drastico di visualizzazioni.
La risposta è stata tanto schietta quanto agghiacciante e la riassumo con parole mie: "abbiamo cambiato l'algoritmo per privilegiare il cazzeggio sugli argomenti di natura politica".
Della serie, decidiamo noi cosa deve piacere alla gente.

Ognuno tragga le sue conclusioni.
Ultima modifica di rik70 il lun 2 lug 2018, 20:29, modificato 1 volta in totale.

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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da Trotto@81 »

Avere una licenza per citare una porzione di un testo non è tutela, ma censura.

rik70
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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da rik70 »

Trotto@81 ha scritto:Avere una licenza per citare una porzione di un testo non è tutela, ma censura.
Oltre ad aver scritto un sermone, ho linkato il testo della direttiva. Mi dici dove sta scritto per cortesia?

Edit
Oppure: mi citi una fonte che indichi esattamente il punto nel testo della direttiva?

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ponce
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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da ponce »

penso che si riferisca all'articolo 11

https://www.agi.it/economia/riforma_ue_ ... 018-07-02/

se pero' si va a guardare l'articolo della direttiva, in effetti, non si parla di "snippet" o "estratti"

https://eur-lex.europa.eu/legal-content ... 2016PC0593
https://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/Le ... 019:IT:PDF

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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da joe »

Ma scusate l'ignoranza, ma perchè non lasciare le cose così come sono adesso?

Quale sarebbe il problema?

@BRG
Grazie per il chiarimento sul tuo primo messaggio.

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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da rik70 »

ponce ha scritto: se pero' si va a guardare l'articolo della direttiva, in effetti, non si parla di "snippet" o "estratti"
Ma infatti non c'è. Hanno fatto un casino per nulla.

Anzi, è espressamente stabilito che
I diritti concessi agli editori di giornali [...] Dovrebbero essere soggetti anche alle stesse disposizioni in materia di eccezioni e limitazioni tra cui l’eccezione per citazioni, per esempio a fini di critica o di rassegna.
Cioè li possiamo citare quanto ci pare, c***o!

Capite che hanno messo su un frame? Tant'è che alcuni esperti della materia stanno già parlando di fake news.

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Re: BEH QUESTO NON LO SAPEVO

Messaggio da brg »

joe ha scritto:Ma scusate l'ignoranza, ma perchè non lasciare le cose così come sono adesso?

Quale sarebbe il problema?
È spiegato abbastanza bene nell'articolo dal The Register che ho riportato precedentemente e che si concentra proprio su questo aspetto: c'è una scappatoia sulla violazione dei diritti d'autore nel web, che si cerca di arginare. Quando la gente cominciò a caricare materiale protetto da copyright in rete, cioè più o meno il giorno dopo l'invenzione di Internet, si manifestò il problema di stabilire chi avesse la responsabilità della violazione dei diritti d'autore in questione. Si decise allora di fare una legge che assolvesse i fornitori del servizio (rete fisica e internet provider) dalle violazioni commesse dagli utenti del servizio stesso, stabilendo che i fornitori non fossero responsabili dei contenuti generati dagli utenti. Purtroppo Youtube, Facebook e compagnia beneficiano della stessa legge, in quanto i contenuti che propongono, e dai quali ricavano proventi, sono generati dagli utenti. Si è creata quindi una disuguaglianza di trattamento tra chi fornisce determinati contenuti avendo una licenza per farlo (negozi ufficiali, servizi come Spotify) e chi fornisce gli stessi contenuti, ma non ha una licenza, perché quei contenuti sono stati caricati da utenti terzi (gli esempi già citati).
rik70 ha scritto: Ma infatti non c'è. Hanno fatto un casino per nulla.

Anzi, è espressamente stabilito che
I diritti concessi agli editori di giornali [...] Dovrebbero essere soggetti anche alle stesse disposizioni in materia di eccezioni e limitazioni tra cui l’eccezione per citazioni, per esempio a fini di critica o di rassegna.
Esatto, viene semplicemente vietata la copiatura senza valore aggiunto. Riporti un testo protetto da diritti per inserirlo in un'opera di ingegno di tua (un articolo, un saggio, una critica)? Nessun problema. Riporti un testo protetto da diritti senza aggiungervi niente di valore? Potresti avere problemi legali.
Che poi una cosa del genere possa essere abusata è un altro discorso, ma al momento il problema non è così immediato ed è certamente secondario rispetto ad altri problemi di censura, selezione, sorveglianza in rete.

Aggiungo inoltre che dal punto di vista del software libero non sono state sollevate obiezioni e che le licenze software (incluse le licenze GNU e BSD) sono di fatto dichiarazioni di diritti d'autore, quindi coinvolte nella vicenda.

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